Nel ritmo che mi appartiene

Non possiamo insegnare la lentezza se siamo noi per primi a correre. In queste righe racconto come ho imparato, ancora una volta, che rallentare è un atto d’amore verso di sé e verso la vita.

Adriana Sequeira

10/26/20252 min leggere

Lo scorso weekend ho partecipato al laboratorio della scuola di Ecopsicologia, dove ho portato una delle mie attività.

Poter condividere con queste persone belle — che, come me, stanno seminando qualcosa nel mondo attraverso l’Ecopsicologia — mi ha riempita di gioia.

È stato un momento di apprendimento profondo.

Ogni volta che mi trovo accanto a chi crede, crea e coltiva con consapevolezza, mi sento piena.

Sento che sto andando nella direzione giusta.

Durante un’attività proposta da una collega, dovevamo scegliere un elemento naturale e lasciarci guidare dalle sue domande.

Indovinate cosa ho trovato?

Una grande chiocciola… con una chiocciolina dentro.

Questa volta il messaggio è arrivato ancora più chiaro: lentezza.

La chiocciola è tornata nel mio cammino per ricordarmi che non posso accompagnare gli altri a rallentare se io, per prima, sto correndo.

E così ho fatto.

Ho rallentato. Davvero.

Come potrei parlare di lentezza se la mia vita corre più di me?

Se gli impegni mi spingono fuori dal mio ritmo, come potrei chiedere al mio corpo di fidarsi ancora?

Questa settimana ho rallentato per davvero.

Ho lasciato che il corpo decidesse il passo.

Ho dormito, riposato, nutrito, respirato.

Mi stavo perdendo nel ritmo degli altri.

Ma se vivo nei ritmi degli altri, cosa posso davvero trovare?

Nel mio ritmo c’è spazio.

Spazio per ciò che deve ancora manifestarsi.

C’è accoglienza per me e per chi mi circonda.

E da lì può nascere qualcosa di vero — non dalla fretta di controllare tutto, ma dallo spazio di poter stare.

Da lì è nato anche il non sapere: non sapere cosa succederà nel futuro, dove arriverò, cosa porterò e come starò.

Da lì è nato il non tempo: un luogo dove il ritmo segue la fisiologia, e il corpo chiede accoglienza, una coperta calda, un libro di poesia per l’anima, una tisana che scalda il cuore.

Mi sono accorta che io, come gli alberi, sto perdendo ciò che ora non mi serve più.

L’energia extra che ho usato per l’estate, ora è troppo.

Il corpo chiede un altro ritmo: il ritmo della preparazione all’inverno.

Nell’inverno resta solo ciò che è essenziale.

E ora, ancora una volta, il corpo mi chiede lentezza.

Amo l’autunno e ogni volta penso di essere pronta ad accoglierlo, ma poi mi accorgo che la mente è ancora in estate.

Il corpo, invece, ha un ritmo diverso e mi invita a lasciare andare ciò che pensavo fosse essenziale, ma che ora non lo è più.

A volte, la lentezza non è una scelta.

È un ritorno a casa.

Ogni stagione ci invita a qualcosa.

L’autunno mi ha invitata a rallentare, a lasciare andare, a tornare al mio guscio.

Se senti anche tu che il corpo ti chiede lo stesso, forse è arrivato il tuo momento per entrare Al Ritmo della Chiocciola.